Godehard Stadtmuller & Jeffrey A. Gordon
Abstract
Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per la ricerca sulle emozioni in termini di correlati neurobiologici e impatto psicoterapeutico. In questo articolo discutiamo alcuni metodi che sono stati usati per trovare i correlati biologici delle emozioni. Inoltre, si fornisce una panoramica delle teorie contemporanee sulle emozioni di base. Sulla base dei ben noti percorsi neurobiologici della paura, proponiamo ipotesi riguardo a quali strutture e funzioni neurobiologiche sono coinvolti rispettivamente nel lavoro attitudinale e durante il lavoro nel bonding. – Queste ipotesi possono spiegare ulteriormente perché il contenuto della memoria implicita diventa cosciente durante queste forme della terapia, e perché è possibile attuare un’esperienza emozionale correttiva.
Parole chiave: Emozioni di base, Biologia, Bonding Psicoterapia, Atteggiamento, Neuroscienze.
Introduzione
Mentre, per molto tempo, le emozioni nella ricerca psicologica sono state un argomento raramente considerato, l’interesse per la ricerca emotiva è cresciuto negli ultimi 15 anni:
LeDoux (1998, 2002), Panksepp (1998), Damasio (1997) e Sulz (2005) forniscono una panoramica dello stato della ricerca. Inoltre, i metodi di ricerca moderni consentono di individuare la morfologia cerebrale e i correlati fisiologici dei processi psicologici – e anche delle emozioni. I metodi funzionali, ad esempio la risonanza magnetica funzionale (?MRI), superano la classica neuropsicologia che ha correlato solo le funzioni psichiche con i difetti strutturali del cervello. Questo articolo fornisce una panoramica di vari metodi di ricerca psico-biologica e del correlati biologici di alcune emozioni, soprattutto la paura. Si riferirà allo stato della conoscenza per quanto riguarda le emozioni di base e proponiamo alcune ipotesi su quali aree del cervello sono coinvolte durante la psicoterapia e l’atteggiamento nel contesto di Casriel-Therapy (Casriel 1972). La definizione di “emozione” come termine ombrello è difficile. Prima si deve considerare se “Emozione” o “sensazione” sono termine generali per alcune sensazioni che abbiamo imparato a chiamare come “emozioni” o “sentimenti”, ma che non hanno necessariamente una realtà comune. LeDoux nota in questo contesto: “L’emozione” è solo un’etichetta, un modo comune per parlare di aspetti del cervello e della sua razionalità “(LeDoux 1998)
Emozioni di base
Sembra essere una vecchia acquisizione empirica che gli esseri umani distinguano le emozioni in “primarie” o di “base” dalle emozioni “secondarie” o “complesse”. Questo sembra far riferimento all’esperienza che gli esseri umani possono spesso sentire emozioni diverse simultaneamente, o in rapida alternanza, e che le emozioni molto forti si sentono spesso come “pure”. Inoltre, il vocabolario di base nella maggioranza delle lingue (quelle 100-200 parole che fanno il 50% della lingua comune comune) contiene termini specifici per le emozioni. Questo può far emergere la questione se le emozioni originali (non determinate dalla lingua) sono espresse da certi termini verbali, o se la lingua stessa influenza sentimenti con parole predefinite ( riferimento a: Whorf, 1956) sulla potenza normativa del linguaggio. Nella filosofia, la riflessione sulle emozioni ha svolto un ruolo importante fin dall’inizio. Il significato particolare della paura è stato elaborato da Kierkegaard (2003) e nella filosofia esistenziale(Sartre, 1993; Jaspers, 1938 & 1947). Nella letteratura psichiatrica, le emozioni – spesso divise in emozioni di base, emozioni correnti e fluttuazioni emotive – appartengono alle definizioni delle categorie psicologiche o psicopatologiche (AMDP, 2000, Jaspers, 1946). Tuttavia, il linguaggio quotidiano sembra includere termini eterogenei sotto lo stesso termine- ombrello “emozione” (vedi grafico 1).
Elenco di diverse sensazioni riferite come “emozioni“
dolore
paura / ansia
piacere, gioia, benessere
fame
sete
desiderio sessuale
innamorarsi
“sensazioni” del corpo
vibrazione ,tremore
il calore (pelle)
salato (lingua)
tensione (muscoli)
Quindi, come possiamo classificare le emozioni? Quali sono le emozioni di base? Come e con quale risultato, possiamo stabilire una serie di emozioni di base o identificare le emozioni di base?
Il termine “base” suggerisce che ci sono emozioni fondamentali che non possono essere confuse con altre emozioni. Questo ha senso solo se implica che ci siano altre emozioni – non essenziali – che derivano da quelle di base o siano costruite dalle emozioni di base.
Un sistema biologico generale delle emozioni?
Spesso per il “senso comune” (forse assimilabile con l’introspezione acritica), alcune sensazioni corporee (ad esempio, l’orientamento spaziale) e affettive (per esempio, la paura) appaiono come differenti categorie; si considerano altre “emozioni”, come disgusto, vergogna, gioia / piacere o trionfo, appartenere ad una categoria speciale. Sembra plausibile considerare un sistema biologico coerente come portatore di queste “emozioni”. Il sistema limbico è stato considerato come questo portatore di emozioni, ma sembra essere una definizione un po ‘ inesatta. Infatti, è vero che molte strutture del sistema limbico sono coinvolte in una serie di processi emotivi. D’altra parte, altre strutture cerebrali sono anche coinvolte nella generazione, nella percezione e nell’attualizzazione delle emozioni; per esempio, i cinguli gyrus anteriori e la corteccia insulare sono responsabili dell’elaborazione del dolore affettivo, i cinguli gyrus dorsali per la regolazione della percezione delle emozioni (panoramica sulla neuro-anatomia dei processi delle emozioni: vedi Bauer, 2005; Phillips, 2003). Gruppi di funzioni psicologiche (percezione, pensiero, motivazione, emozione e volontà) forse non sono chiaramente distinte tra le funzioni del cervello – anche se sono fondamentali categorie di riflessione filosofica occidentale (secondo Hegel e Kant). Proprio come non c’è una struttura neurobiologica che è responsabile per tutte le categorie di percezione, ma ci sono distinti sistemi per l’udito, la visione, l’odore ecc., a quanto pare non esiste alcun particolare sistema neurobiologico che è generalmente responsabile delle emozioni (LeDoux, 1998). Ancora più, la ricerca sulle correlazioni psico-biologiche è su alcune classi di emozioni, cioè sulle emozioni di base.
Classificazione delle emozioni
L’abbondanza di parole per le emozioni sembra riflettere una simile ampia varietà di sfumature emotive. La lingua tedesca ha decine di parole per situazioni emotive e correlati (vedi D ornseiff, 2004). Plutchik (2002, p. 78) elenca 142 termini inglesi per le condizioni emotive. In uno dei nostri studi clinici, quando i pazienti hanno chiamato le loro emozioni principali durante una “trance induced Doppelgänger” , abbiamo trovato 307 termini per le condizioni emotive (Stadtmüller et al., 2004). C’erano molti approcci per classificare questa abbondanza (panoramica in Birbaumer & Schmidt, 2010). Le distinzioni fatte sono state basate sull’ introspezione, l’analisi linguistica, considerazioni terminologiche, espressione del corpo, espressione fonetica e correlati biologici.
- -Approccio linguistico: con i metodi di ricerca linguistica è possibile analizzare modelli di parole utilizzate in contesti emotivi simili. Un altro approccio è la questione, se (e quali) parole diverse vengono utilizzate per diverse emozioni.
- -Logica del termine: considerazioni logiche sul termine vanno ulteriormente alla domanda: certe emozioni sono una combinazione di due o più emozioni, un’emozione e un’azione, un’emozione e una tendenza (intenzione)? Ad esempio: l’odio può essere inteso come rabbia legata alla tendenza a danneggiare o uccidere. Se si guarda in questo modo, la tendenza a ferire inerente all’odio sarebbe moralmente dubitabile, mentre la “pura” emozione-rabbia, in quanto tale, non lo sarebbe. A seguito di questa considerazione ci si potrebbe chiedere se la condanna della rabbia predominante in molti sistemi morali possa essere modificata da ulteriori analisi. Anche se attualmente il dolore è in generale spesso considerato un’emozione fondamentale, potrebbe, in modo analogo, essere inteso come una combinazione di emozione e brama (un desiderio per). Cosi, l’ aspetto emotivo del dolore sarebbe il dolore di una separazione (non avere qualcosa / qualcuno più o meno ancora). L’appetito nel dolore sarebbe l’anelito di avere o di essere vicini all'”oggetto”amato .
- –Movimento espresso: emozioni diverse sono caratterizzate da diversi movimenti fisici, in particolare gesticolazione e espressione mimica? Le espressioni facciali per certe emozioni sono invariate dalle influenze transculturali? Quali espressioni facciali sono identiche per emozioni simili in gruppi etnici non influenzati l’uno dall’altro? Quali espressioni facciali di certe emozioni sono influenzate dalla cultura? L’etologia umana ha fornito informazioni su queste domande, e ha dimostrato che molti movimenti nelle espressioni facciali sono nati naturalmente e non sono (o sono minimamente) influenzati dalla cultura (Wickler, 1972, Eibl-Eibesfeld, 2007, in particolare anche Ekman, 2004).
- -Espressione fonetica: In modo analogo si può fare la domanda su cosa l’espressione fonetica di determinate emozioni è trans-culturalmente invariante o influenzata culturalmente.
- -Correlazioni psicobiologiche: gli stessi correlati biologici per emozioni chiamate diversamente possono essere un’indicazione sul fatto che è coinvolta la stessa emozione sottostante. Divergenti correlati biologici possono indicare diversi processi biologici per una emozione sottostante, ma non necessariamente indicano emozioni di base.
In questo articolo mettiamo in evidenza metodi adatti a descrivere alcune delle correlazioni psico-biologiche senza andare nel dettaglio. Una rassegna estesa riempirebbe un manuale:vedi di LeDoux (1998, 2002), Damasio (1996), Rost (2001), vedi anche Bauer (2005). Per quanto riguarda la questione delle emozioni di base, elencheremo i seguenti risultati rilevanti:
- -Neuropsicologia classica: La neuropsicologia si basa sulla correlazione di lesioni cerebrali strutturali con le funzioni psicologiche. Risultati rilevanti sono stati acquisiti studiando lesioni cerebrali (Kleist, 1934). Il famoso caso di Phineas P. Gage in 1848 contribuì a capire che il lobo frontale è una struttura importante per specifiche caratteristiche di personalità (Markowitsch, 2002). Overviews dei risultati in questo disciplina sono date da Von Cramon (1998) e Karnath & Thier (2003).
- -Sintomi vegetativi: sintomi vegetativi quali frequenza cardiaca, pressione sanguigna, la risposta cutanea galvanica, ecc. spesso sono considerati come sintomi superficiali, perché possono essere misurati sulla superficie del corpo. D’altra parte, questi sintomi sono anche una “finestra” al sistema cerebrale, perché spesso vengono generati nelle strutture cerebrali, proprio come altre funzioni centrali neuronali (regolazione centrale della respirazione e della temperatura corporea, ritmo di sonno-sonno e sonno profondo / ritmo sonno REM). I sintomi vegetativi, nel senso di un aumento del tono simpatico, indicano una eccitazione che domina molte emozioni, ma non sono specifiche in riferimento a una certa emozione. Finora un sintomo vegetativo – anche nel corso del tempo – o una combinazione di sintomi vegetativi- non potevano essere correlati con una certa emozione.
- -Attività cerebrale:
- – Per motivi etici, la stimolazione diretta delle cellule cerebrali umane è possibile solo in casi molto rari. Metodicamente, il cervello può essere raggiunto sia stereo-tatticamente o durante gli interventi chirurgici necessari. La stimolazione stereotattica è per lo più usata in routine diagnostiche; solo di recente è stata attivamente applicata nel trattamento della depressione maggiore (Schlaepfer & L ieb, 2005). Nella chirurgia dell’epilessia, specifiche cellule adiacenti o aree cerebrali sono stimolate per verificare le possibilità chirurgiche in relazione ad una riduzione delle crisi epilettiche e per verificare quali centri vitali non dovrebbero essere colpiti durante l’intervento. Le definizioni sulle emozioni umane di base non derivano da queste indagini. Gli esperimenti sugli animali conducono all’ipotesi che i ratti abbiano quattro emozioni di base (Ekman, 1992a). Ulteriori studi devono dimostrare in che misura questi risultati sono trasferibili all’uomo.
- – In precedenza, Berger, inventore dell’elettroencefalogramma umano (EEG), sperava trovare correlati di funzioni psicologiche con il suo metodo (Berger, 1929). L’EEG divenne uno strumento diagnostico elementare per le domande neurologiche, ma, nella sua forma base, non consentiva una correlazione con funzioni complesse del cervello come le emozioni.
- – Negli EEG i potenziali correlati agli eventi consentono di correlazioni con le funzioni psicologiche, quali la discriminazione di attenzione e di stimolo (onda N2 e P300) ma non c’è nessuna correlazione precisa con le emozioni.
- – mediante un’analisi spettrale dell’EEG (analisi della forza relativa di diverse bande di frequenza) si potrebbe sviluppare un’ipotesi sulle emozioni di base (si veda Machleidt, 1993).
- – Un altro metodo basato su EEG è la polisomnografia. Misura l’attività elettrica cerebrale durante il sonno e lo confronta con lo stato di sveglia, sonno REM e sonno 1-4 (Rechtschaffen & Kales,) 1968). Statisticamente, permette la correlazione con certe malattie. Per esempio, la depressione è caratterizzata da un tempo ridotto tra addormentarsi e la prima fase REM (latenza REM) e generalmente una disinibizione del sonno REM. Dall’attività REM aumentata di si può dedurre un’iperattività del sistema colinergico (modello di squilibrio colinergico-aminergico; Hobson, McCarley & Wyzinski, 1975).
- – Con la magnetoencefalografia (MEG), le parti del cervello sono stimolate magneticamente, così che la carica bio-elettrica viene temporaneamente cambiata. Questa stimolazione finora non ha portato a risultati relativi al coinvolgimento di alcune aree del cervello con alcunee emozioni.
- – La funzione di risonanza magnetica funzionale (fMRT) può misurare determinate aree del cervello con stimolazione magnetica. (Quando i protoni stimolati ritornano alla loro iniziale livello di energia, emettono quanti di energia, che possono essere misurati e trasformati un’immagine.) Quanto maggiore è la forza del campo magnetico dello strumento, tanto meglio è la definizione che si può ottenere in merito a una certa area. Una forza di campo di 4 tesla rende possibile formulare un’opinione su un’area (voxel) con una lunghezza di 0,7 cm. Ciò consente di valutare ad esempio l’ippocampo. L’?MRT ci permette formulare pareri su diversi aspetti del tessuto cerebrale esaminato: per esempio, la densità neuronale del tessuto esaminato è correlata all’ampiezza del picco N-acetil-aspartato-.
- – SPECT (tomografia a emissione singola di positroni) e PET (emissione di positroni tomografia) sono metodi che misurano marcatori di sostanze radioattive nel cervello. A causa della minore risoluzione, SPECT è meno applicabile per l’esame delle piccole aree cerebrali. La PET può misurare il glucosio (segnato radioattivo) nel cervello. Poiché il metabolismo del glucosio aumenta durante ogni attività neuronale, l’attività di una certa area del cervello può essere dedotta dall’intensità dell’ arricchimento radioattivo in quella zona.
- – Di solito i trasmettitori non possono essere studiati direttamente. Finora la ricerca non è riuscita ad associare l’effetto generale di un determinato trasmettitore con una certa emozione.
In questo contesto, è interessante notare che i pazienti depressi hanno un aumento relativo di acetilcolina in proporzione ai trasmettitori aminergici (noradrenalina), come gli sleep-EEGs mostrano indirettamente. La polisomnografia mostra un tempo ridotto tra l’inizio del sonno e la prima attività REM (abbreviata latenza REM) e generalmente un aumento del periodo sonno-REM con una maggiore intensità dei movimenti degli occhi durante il sonno REM. Così come l’attività REM è collegata con una prevalenza della trasmissione colinergica, si può dedurre una depressione da un’attività relativamente elevata di acetilcolina in (modello di squilibrio colinergico-aminergico, Hobson et al., 1975; si rimanda anche a Riemann et al., 2001; Berger et al., 2003). Ma una predominanza dell’attività colinergica può essere al massimo un link alla catena patogenetica. Diversi altri trasmettitori in diverse regioni cerebrali possono essere coinvolti nella depressione. Lo squilibrio colinergico-aminergico è un indicatore di stato, ma non un trait-marker. La depressione, in confronto, è un complesso gruppo di condizioni; i sintomi principali sono lo sconforto, la mancanza di motivazione, il pensiero contratto e talvolta inadeguate idee di colpa, impoverimento, inutilità fino alla delusione depressiva. Berger (2004) fornisce una panoramica dello stato dell’arte sulla depressione.
Un’eccezione è probabilmente il trasmettitore della serotonina. Il sistema serotoninergico cerebrale inizia nel ramo del cervello (nucleo raphe), e si estende su tutte le altre reti neurali e rilascia la serotonina in un ritmo regolare (3-5 / sec durante il giorno, 1-2 / sec durante la notte, interrotto durante il sonno REM). Il sistema serotoninergico sembra sincronizzare e armonizzare altre reti neuronali. L’assunzione di carboidrati così come l’assenza di cibo provoca un rilascio di serotonina nel cervello. La droga ‘ecstasy’ provoca un immediato rilascio di serotonina.
La conclusione è che una maggiore attività della serotonina nel cervello ha un effetto euforico. Ma si deve considerare che l’influenza di un determinato trasmettitore in una rete neuronale potrebbe implicare processi complessi in altri trasmettitori, che possono causare effetti osservabile.
5,13- I farmaci psicotropi danno un indizio indiretto. Gli stimolanti aumentano generalmente la motivazione e l’umore; i sedativi possono sedare l’umore, in particolare le forme ossessive dell’euforia, o si illuminano (ad esempio, la depressione con sintomi di forte ansia). Molti pazienti con depressione (principalmente di origine organica, o principalmente a causa di una depressione per una anormale reazione percettiva) sperimentano un umore più elevato quando prendono antidepressivi. Gli antidepressivi interessano diversi sistemi di trasmissione; alcune sostanze influiscono contemporaneamente su diversi trasmettitori e possono influenzare molte diverse aree cerebrali. Inoltre, gli antidepressivi non hanno un effetto istantaneo , ma hanno una latenza; probabilmente a causa dell’effetto innescato sui trasmettitori primari verso cosiddetti secondi messaggeri dei neuroni. Inoltre, sentirsi gù è solo un sintomo di depressione. Pertanto, l’effetto dei medicinali menzionati non implica che le strutture cerebrali definite siano coinvolte in emozioni: lo stesso vale per i farmaci neurolettici.
5,14– Genetica. C’è una disposizione genetica per il comportamento di paura (Marks, 1987). I gemelli che sono cresciuti in ambienti diversi sono molto più simili in termini di ansietà di due gemelli non identici (Kagan & Snidman, 1991). Paura, fobia e il disturbo ossessivo-compulsivo si verificano più spesso nelle famiglie; e più spesso entrambi i gemelli identici che i gemelli non identici sono colpiti.
Nota epistemologica
L’evidenza di una correlazione positiva indica una connessione causale, ma non afferma qualche cosa circa la direzione della causalità. Questo non è sempre considerato nelle correlazioni psicobiologiche. Se si trovano correlazioni psico-biologiche, viene spesso riconosciuto che il fattore biologico è la causa e il fattore psicologico l’effetto. Una prova o la plausibilità della direzione della causalità deve essere sempre data.
Emozioni di base
Quali sono le teorie sulle emozioni di base? Alcune domande sono particolarmente interessanti: È plausibile che ci siano un numero distinto di emozioni di base? E se sì, quali? Se ci sono divergenti teorie sul numero e sulla natura delle emozioni di base, è possibile portarle verso un comune denominatore? Di seguito sono elencate alcune teorie ben fondate:
- )- Molti team di ricerca hanno trovato un’universalità di espressione emotiva: espressione mimica e / o il movimento espressivo del corpo per certe emozioni sono transculturalmente le stesse cosi come differiscono da altre emozioni. Su questa base, Tomkins (1962) ha definito otto emozioni fondamentali: stupore, interesse, piacere, rabbia, paura, avversione, disgusto, vergogna, dolore, dolore / disagio. Izard (1992a & b) ha anche trovato otto emozioni di base, mentre Ekman (1984, 2004) descrive sette emozioni di base: sorpresa, piacere, rabbia, paura, disgusto, dolore e disprezzo. Paul Ekman si basa su decenni di ricerche personali, tra le altre, nelle tribù della Nuova Guinea che a quel tempo non avevano avuto alcun contatto con altre civiltà.
- 2) Plutchik (1980, 1993) e Frijda (1986) classificano le emozioni di base secondo la tendenza all’azione (non solo movimenti mimici) che si correla con le emozioni. Plutchik definisce un sistema di otto emozioni di base: tristezza, disgusto, rabbia, anticipazione, gioia, accettazione, paura, sorpresa. – Intorno a queste emozioni fondamentali Plutchik classifica emozioni secondarie e terziarie (per esempio, la combinazione di gioia e anticipazione come “ottimismo”, la combinazione di paura e sorpresa come “sorpresa”; vedi fig. 1)
- Fig. 1:Emozioni di base e composte secondo Plutchik (1980)
- 3) Alcune equipe hanno utilizzato metodi linguistici per esaminare in quale misura i campi delle parole sono specifici per certe emozioni o sovrapposizioni. Johnson-Laird & Oatley (1992) ha trovato cinque emozioni di base: felicità, rabbia, paura, disgusto e dolore.
- 4) Il team di Machleidt (Hinrichs & Machleidt, 1992; Machleidt et al., 1993; D ebus et al., 1994) usava un approccio originale. Usavano l’EEG sulle persone mentre quelle sentivano emozioni diverse. L’attività cerebrale-elettrica è stata analizzata mediante l’analisi spettrale nelle bande di frequenza sottostanti (matematicamente da Fast Fourier Transform). Sono stati trovati cinque raggruppamenti e potrebbero essere correlati con le seguenti emozioni: interesse / “fame”, angoscia / paura, aggressività, dolore e piacere.
- 5) L’approccio di Jaak Panksepp può essere considerato come ricerca di base psico-biologica, perché si basa sulla stimolazione diretta del cervello. Panksepp (1982, 1998) ha esaminato i modelli di comportamento che derivano dalla stimolazione di alcune aree del cervello. Egli trovò quattro diversi modelli di reazione, che anche i topi hanno mostrato in altre situazioni ,e che ha identificato come panico, rabbia, aspettativa e paura. Certamente il vantaggio di questo approccio è che si basa sulla reazione diretta alla stimolazione dei neuroni cerebrali. Potremmo chiedere criticamente: possiamo attribuire un’emozione come la paura o la rabbia a un ratto? Da un punto di vista comportamentale si potrebbe probabilmente rispondere qualcosa di simile: chiamiamo un certo comportamento “paura”, quando serve l’evasione da una certa situazione,ed è accompagnata da un fenomeno vegetativo definito, misurabile. Possiamo misurare se questo comportamento (cioè la paura così definita) si verifica o meno. – Tale argomentazione ignorerebbe la questione se il ratto ha un’emozione (per esempio, la paura) nel senso di esperienza “interiore”. Il vantaggio è la comparabilità del comportamento animale e umano. Lo svantaggio è che, a mio avviso, la questione delle emozioni nel senso dell’esperienza interna è particolarmente interessante e non è risolta con un simile esperimento sull’animale.
- 6) Attraverso l’osservazione clinica e le affermazioni dei suoi pazienti durante la sperimentazione dei processi emotivi in Bonding Psicoterapy (New Identity Process), Casriel (1972) ha trovato cinque emozioni di base: paura, rabbia, dolore, amore e piacere. Questa dichiarazione si basa su una pura osservazione clinica e sembra che la teoria necessiti di qualche sostegno. Ma si può concedere che questa forma di psicoterapia possa guidare le persone a esprimere e sentire le loro più forti e ,secondo le prove soggettive, le loro più profonde emozioni.
- Le teorie attuali sulle emozioni di base possono essere sintetizzate come segue: Il concetto delle emozioni di base in contrasto con le emozioni complesse o derivate è ancora da approfondire e negli ultimi anni è cresciuto l’interesse sul tema. Al momento non esiste un pieno consenso sul numero e sulla natura delle emozioni di base. Ma nella discussione scientifica attuale, c’è una convergenza significativa riguardante lo sviluppo di teorie sulla natura e il numero di emozioni di base. Nella letteratura che è stata valutata e riassunta per questo articolo, tra i documenti di ricerca si scopre che il numero delle emozioni di base. non è inferiore a quattro e non più di otto. Tutti le teorie concordano che le emozioni seguenti appartengono alle emozioni di base: la paura; rabbia / collera; piacere / felicità; dispiacere / dolore (vedere la figura 2 qui sotto). Un’eccezione è l’approccio di Panksepp, che non ha trovato alcun equivalente per il dolore o la sofferenza emotiva nella stimolazione dei cervelli del ratto. La domanda rimane senza risposta se l’attributo l’emozione “aspettativa” può essere correlata con il “piacere” umano.
Tabella 2 :Emozioni di base- sistematizzazioni differenti
Plutchik (2002) : 8 emozioni
• approvazione / accettazione •aspettativa/pregustazione •disgusto • stupore • paura
• rabbia / furore • dolore • gioia / piacere
• rabbia -paura • dolore – amore • piacere
- Johnson-laird & Oatley (1972): 5 emozioni
• disgusto• rabbia • dolore• paura • felicità
Ekman (2004) :7 emozioni
• stupore • disgusto• dolore• rabbia • disprezzo• paura• piacere
Tomkins (1962): 8 emozioni
• stupore • paura • disgusto • vergogna• rabbia • dolore • interesse• piacere
Paura come esempio
Probabilmente l’emozione fondamentale su cui si è fata più ricerca è la paura. La paura è relativamente facile da definire e tutti sembrano conoscerla. La paura si mostra piuttosto chiaramente nel comportamento. Sembra che ci sia un modello animale sufficientemente buono. Quindi la paura era una buona emozione per la ricerca; si sono stabiliti i percorsi neurobiologici. Seguiamo la descrizione di LeDoux (1998, cap. 6). I punti di commutazione importanti sono il talamo sensoriale, l’amigdala, la corteccia sensoriale e l’ippocampo .
Uno stimolo emotivamente attivante raggiunge il talamo sensoriale dagli organi sensoriali. A partire da lì lo stimolo passa per una connessione neuronale primaria (“percorso inferiore”), un circuito veloce, all’amigdala. L’amigdala controlla la risposta emotiva: fuga o combattimento o congelamento, o una risposta vegetativa analoga , che è particolarmente attivata per le persone con uno stress traumatico (van der Kolk et al, 1996). Se la stimolazione è più forte, un ulteriore ‘percorso superiore’ viene attivato nella corteccia sensoriale . Qui lo stimolo passa anche al talamo sensoriale e all’ amigdala e porta alla risposta emotiva. La differenza con il percorso inferiore è innanzitutto, che il tempo di risposta è più lungo, dovuto ai più complessi circuiti multipli e, in secondo luogo, che è coinvolta una regione cerebrale superiore . Se la carica da parte dello stimolo è ancora più forte, si attiva anche una via più alta attraverso l’ippocampo (una struttura cerebrale con centrale importanza per la memoria), e anche le strutture corticali. Per i percorsi neurobiologici sul riconoscimento delle emozioni: vedi fig. 4.
Figura 4: Riconoscimento delle emozioni e delle relative strutture neurobiologiche
Prendiamo questi processi neurobiologici già ben studiati come punto di partenza per le nostre due ipotesi.
Ipotesi sulla neurobiologia del lavoro sugli atteggiamenti
Gli “Atteggiamenti” come credenze fondamentali dirigono la percezione di una persona. Nell’ottica costruttivista ,tale “atteggiamento” determina come una persona percepisce il mondo, compreso se stesso.
Tali credenze di base determinano stili di pensiero, le tonalità affettive fondamentali, e quindi le interazioni
e l’azione. Il lavoro con tali credenze fondamentali è stato ed è ancora parte di molti metodi psicoterapeutici, come la terapia gestalt, l’analisi transazionale, la terapia cognitiva, la schema terapy. La psicoanalisi anche, quando lavora con la resistenza e la proiezione.
L'”Atteggiamento” è visto in Psicoterapia Bonding non come un pensiero positivo o motivazionale
ma come convinzione fondamentale di una persona. Per quelle convinzioni-guida della vita, i termini inglese “stance” (“presa di posizione”) o quello tedesco “Haltung” sono altrettanti appropriati.
Senza andare oltre nelle indicazioni delle diverse forme di psicoterapia, l’opinione che sembra ampiamente accettata è che una credenza di base non si può cambiare senza un riesame emotivo.
Greenberg lo sostiene anche con il suo “approccio esperienziale incentrato emotivamente” (Greenberg
& Rice, 1993; si riferiscono a Strauss 2005, vedi anche Stauss & Ellis, 2007).
Il lavoro sull’atteggiamento nel contesto della psicoterapia Bonding di Casriel (1995) può essere descritto come segue.
Nel lavoro sull’atteggiamento, è fondamentale identificare la credenza fondamentale che finora ha diretto la vita (e la percezione). Se la mettiamo a fuoco, ci sono fondamentalmente due possibilità:
a) Il paziente attiva deliberatamente l’atteggiamento precedente (distruttivo) e, mentre mantiene il contatto visivo, esprime la frase di fronte a un certo numero di altri pazienti, esprimendo la frase con crescente intensità della voce e con un accompagnamento dell’espressione corporea. Così si verifica un cambiamento: il paziente realizza con evidenza soggettiva che il vecchio modello, il vecchio atteggiamento, non può essere mantenuto nel qui e ora nella diade interattiva, in quanto la mancanza di coerenza è vissuta con troppa energia.
Più precisamente: il vecchio atteggiamento rimane costantemente consapevole, mentre con una crescente intensità dell’espressione emozionale (fonetica e motoria) aumenta anche la dissonanza cognitivo-affettiva, in modo che l’assurdità della vecchia credenza è chiaramente vissuta nel presente. Allora l’atteggiamento passa ad una nuova coscienza. Durante la sessione di terapia ,quando iniziamo con il vecchio atteggiamento (distruttivo), è importante guidare il paziente verso questo passaggio ad un nuovo atteggiamento .
b) Il paziente inizia con il nuovo atteggiamento. Da quanto detto finora, è chiaro che il nuovo atteggiamento è percepito in modo strano dal paziente (perché contraddice diametralmente la vecchia credenza). Ecco un esempio di una convinzione di base distruttiva: “Io sono sbagliato”. Un nuovo atteggiamento sarebbe, per esempio: “Io vado bene così come sono”. (Fa parte dell’arte terapeutica trovare la nuova frase di atteggiamento con il paziente. Questo non può essere un processo meccanico, perché ogni persona sente e sperimenta connotazioni diverse per le stesse parole.) Per una descrizione più dettagliata del lavoro sull’atteggiamento, vedere Stadtmüller (2005).
Nel lavoro sugli atteggiamenti la carica emotiva aumenta attraverso l’intensità della voce e l’espressione corporea. Allo stesso tempo il contesto di questa terapia previene reazioni di “fuga, lotta e congelamento” La conseguenza è che il carico emotivo è aumentato. La nostra ipotesi è che vi sia un sovraccarico del talamo sensoriale che emanando con intensità faccia sì che vengano coinvolti i percorsi superiori – tanto più che la “vecchia risposta” di “fuga, lotta e congelamento” che in precedenza era adeguata, non è più possibile nella situazione terapeutica. Questo porta al coinvolgimento dell’ippocampo e delle corrispondenti proiezioni corticali
Ciò ha di nuovo due conseguenze: Il vecchio atteggiamento diventa esplicitamente consapevole. Spesso è in questo stato che le memorie biografiche che erano state cronicamente nascoste , spontaneamente vengono in superficie. La nostra ipotesi afferma che l’attivazione dell’ippocampo e le seguenti proiezioni corticali causano l’ “apertura” per nuovi engrammi, nel senso di un nuovo atteggiamento, una nuova coscienza semantica, grammaticale e di informazioni contestuali che sono fissate più fortemente , perché l’emozione è più intensa.
Secondo la nostra ipotesi, si verificano regolarmente i seguenti processi: (1) carica dei percorsi più alti della corteccia sensoriale e dell’ippocampo; (2) il vecchio atteggiamento diventa cosciente; (3) “Competizione” tra l’atteggiamento vecchio e il nuovo; e (4) la fissazione della nuova informazione contestuale si verifica quando è associata con un emozione intensa.
Questo porta ad un sovraccarico del circuito emozionale come detto sopra. Se viene stimolato il percorso più alto di elaborazione emotiva, è possibile:
1) dare l’avvio a una nuova informazione semantica / sintattica e talvolta di contesto (nuovo atteggiamento), che è antitetica alla vecchia posizione distruttiva.
2) Il nuovo atteggiamento, naturalmente, è sentito in modo strano dall’individuo perché contraddice il modello interno di lavoro consolidato. Un’alta intensità emotiva (espressione corporea completa) porta – a volte improvvisamente – ad una esperienza focalizzata emotivamente. L’individuo può diventare consapevole del vecchio atteggiamento come tale, cioè il vecchio atteggiamento improvvisamente può essere percepito come una difesa e non come una corretta visione del mondo (esterno e interno). Molto spesso emerge dolore improvviso, il rimorso o la vergogna, per un breve periodo di tempo, e poi la gioia di sperimentare l’interiorizzazione del nuovo atteggiamento .
Ipotesi sulla neurobiologia dell’esercizio di Bonding
Julia Gordon (2005) definisce la Psicoterapia Bonding come segue: “La psicoterapia Bonding è
un metodo per diventare consapevoli delle emozioni e per esprimerle in stretto contatto fisico (legame).
Questo metodo attiva rapidamente i modelli disfunzionali sottostanti alle relazioni interpersonali. Esso consente ai partecipanti di lavorare attraverso le emozioni e gli atteggiamenti. Catalizza un processo per l’adozione di atteggiamenti costruttivi sperimentando emozioni profonde in un
ambiente sicuro e protettivo. (” sento dolore e spero in una buona sicurezza nel contatto. “) – Inoltre, l’atmosfera sicura del gruppo consente un’esperienza correttiva. (“IO sono accettato con tutte le mie emozioni intense “.)
Per una descrizione della psicoterapia Bonding, denominata New Identity Process dal suo fondatore
Daniel Casriel (1995), con riferimenti anche a Dennler (1996), Wehrli (2005) e al lavoro fondamentale
di Stauss (2006). Quando la pratica del Bonding viene condotta in stretto contatto fisico, il paziente
è incoraggiato a esprimere le emozioni emergenti mentre è abbracciato a un altro paziente.
Un esempio clinico: un uomo è venuto in terapia con una tendenza alla rabbia e alla predominanza che era un problema, ma che era anche di origine sconosciuta a se stesso. Mentre stava esprimendo la propria rabbia al livello più alto in Psicoterapia bonding, per la prima volta ricordava una situazione di quando aveva tre anni e la madre era malata e costretta a letto dopo un altro parto. Il ragazzo di 3 anni ha sperimentato che sua madre non era disponibile come un allegra compagna di giochi, ma doveva curarsi. Ricordò la rabbia circa l’assenza della madre come lui l’aveva vissuta, e la simultanea soppressione del suo senso di rabbia a causa della sua paura per l’amata madre. Non solo aveva un ricordo vivo, ma
ha rivissuto la situazione dal punto di vista e con il senso fisico del bimbo di 3 anni. In questo caso, la chiara memoria del terzo anno della sua vita fu poi verificata dal paziente, quando, decenni dopo chiese a sua madre se c’ era qualcosa di speciale quando aveva tre anni e lei gli disse della sua malattia – che il paziente ha ricordato durante la terapia, ma mai prima. Questa terapia lo ha aiutato a sviluppare, non solo l’intuizione dell’origine della sua modalità aggressiva, ma anche nuovi livelli interni di libertà dall’essere alla mercé della propria rabbia. Diventando capace di distinguere e decidere quando e in che misura, vuole esprimere la sua rabbia.
Partendo dai percorsi fisiologici della paura ben definiti, formuliamo un’ipotesi neurobiologica per questa attivazione emotiva: nel processo terapeutico, si verificano un’espressione fisica intensa e un carico emozionale elevato , soprattutto per l’espressione intensa, cioè urlando le emozioni. Al tempo stesso fuga, lotta e congelamento, come modi per ridurre l’intensità emotiva o per lasciare la situazione, non sono possibili. E ‘essenziale che la vicinanza terapeutica sia vissuta come protettiva. In un certo senso la psicoterapia bonding è l’opposto dell’isolamento. Attraverso l’espressione emozionale, il percorso più diretto più basso tra il talamo sensoriale e l’amigdala che si sovraccaricano, con la conseguenza che
è attivata una via più alta che coinvolge la corteccia sensoriale. La nostra ipotesi è che questo
percorso viene temporaneamente sovraccaricato, in modo che sono attivati i percorsi dal talamo sensoriale all’ippocampo e ?? quelli proiettivi del la corteccia neo- parietale.
Ciò porta ad un’attivazione della memoria contestuale ed esplicita in connessione con i contenuti legati all’emozione dei primi anni. Poi diverse connotazioni consce di un’emozione chiave, ad esempio il timore, diventano più che evidenti (e probabilmente le connotazioni inconsce o quelle memorizzate nella memoria del corpo). Così può aver luogo un’esperienza correttiva, nel senso che l’effetto massimo viene sperimentato con il vecchio ricordo , e allo stesso tempo l’esperienza nella situazione di bonding non è pericolosa, ma sicura (e anche protetta), permessa, affermata e approvata nel contatto (fig. 7).
Pertanto si verifica quanto segue:
• la consapevolezza sulla paura(memorizzata),
• la consapevolezza di una nuova realtà (essendo vicina e protetta)
• consapevolezza della vecchia e nuova paura,
• la prova che la situazione attuale ha un significato emotivo diverso dalla situazione del passato (nella lingua di molti pazienti: “Ora non è così!”); così può avvenire l’inversione delle proiezioni.
Il sovraccarico del circuito emozionale apre il percorso più alto tramite l’ACC e le proiezioni corticali.
1) mette in superficie emozioni memorizzate che sono fondamentali per l’individuo e spesso
bloccano il processo. Dati biografici spesso dimenticati, ad esempio di eventi traumatici, che si combinano con queste emozioni diventano coscienti; 2) si svolge un antagonismo tra le diverse connotazioni e significati di queste emozioni , a volte con l’intensità di un lotta interiore. In questo periodo della terapia è essenziale che l’individuo si senta sicuro e protetto in modo che possa lavorare in questa lotta per riuscire a dare alla vecchia emozione
una connotazione positiva, rafforzando così la situazione.
Conclusioni pratiche
Le emozioni sono la principale fonte di energia per il cambiamento in psicoterapia, mentre d’altra parte la direzione del cambiamento non è data dall’emozione stessa. Ha senso quindi focalizzarsi sulle emozioni di base. Per quanto riguarda queste emozioni, ci sono ancora differenze di opinioni in campo accademico, ma le seguenti emozioni di base possono essere prese come un terreno comune: la paura, la rabbia, il dolore o il dolore emotivo, il piacere.
Nella terapia è di vitale importanza riconoscere tutte queste emozioni nel loro valore. Se l’esperienza di rabbia verso altri o per se stessi è collegata con una paura molto forte, di solito è presente uno di questi due problemi:
Confusione tra rabbia e violenza: se la rabbia è generalmente vissuta come una minaccia di violenza, ciò non solo porta ad un livello maggiore di paura, ma anche alla tendenza a svalutare consapevolmente o inconsciamente la propria rabbia e con essa, infine, la possibilità di autoaffermazione.
Confusione tra rabbia e odio: se l’odio è inteso come una combinazione di un’emozione di base (Rabbia) e una tendenza (il desiderio di ferire o uccidere), un compito della terapia può essere quello di rendere capace il paziente di comprendere e sperimentare questa differenza – con l’obiettivo che il paziente possa affermare la parte di rabbia per se stesso (e per gli altri).
Le nostre tesi neurobiologiche sul lavoro sugli atteggiamenti e in Psicoterapia Bonding spiegano perché è necessario un alto carico emozionale per cambiare gli engrammi coscienti e semicoscienti e per rievocare le proiezioni.
Authors
Godehard Stadtmüller, M.D, with specialties in psychiatry, psychotherapy, neurology and psychosomatic medicine. He is a supervisor and lecturer of the German Society of Psychodynamic Psychotherapy. He is also a lecturer in the following institutes: the Centre of Integrative Psychotherapy (CIP), Munich; the South German Academy of Psychotherapy(SAP); and the Centre of Systemic Teaching, Research and Therapy (SySt), Munich. Dr Stadtmüller is a hypnotherapist and a Teaching Fellow of the International Society for Bonding Psychotherapy. He can be contacted at: Hauptstr. 9, 87538 Fischen, Germany; dr.g.stadtmueller@gmx.de.
Jeff Gordon, B.a., M.l.a., is a Teaching Fellow of the International Society for Bonding Psychotherapy. He is the President of the European and International Societies for BondingPsychotherapy, and a founding member of the German Chapter. He has been active in training Bonding Psychotherapists, and does staff training and supervision in various hospitals. Together with his wife Julia, he has lead Bonding Psychotherapy workshops, ongoing therapy groups, and couples groups since the founding of their centre in 1978. He can be contacted at: Zentrum im Kraichgau, Weilerer Str. 62, 74889 Sinsheim, jeffgordon@
zentrumimkraichgau.de, www.zentrumimkraichgau.de.
Acknowledgements
For questioning and clarifying discussions we thank George Rynick, M. div., Vastel, USA;Prof. dr. Joachim Bauer, Germany; Horst Esslinger, Wolfsried, Germany; Prof. dr. Hans Förstl,Munich, Germany; Julia Gordon, Sinsheim, Germany; Prof. dr. Gerald Hüther, Göttingen,Germany; dr. Carlo Kreiner, Toscolano-Maderno, Italy; dr. Walther lechler, Rötenbach, Germany; Johan Maertens, Bruges, Belgium; dr. Michel oppl, Bad Herrenalb, Germany;dr. Konrad Stauss, Bad Grönenbach, Germany. We thank Hannelore langer-lausmann and Alexandra Stahn for their effective secretary work and constructive cooperation.
References
AMdP (Arbeitsgemeinschaft für Methodik und dokumentation in der Psychiatrie) (Hg.) (2000). DasAMDP-System. Göttingen: Hogrefe.
BAUER, J. (2005). Warum ich fühle was du fühlst: Intuitive Kommunikation und das Geheimnis der Spiegelneurone [Why do I feel what you feel: Intuitive communication and the secret of mirror
neurones]. Hamburg: Hoffmann & Campe.
BERGER, H. (1929). über das Enkephalogramm des Menschen [About the Human (Electro-)Encephalogramme]. Journal of Psychological Neurology, Vol. 40, pp. 160-179.
BERGER, M., VAN CAlKER; d. & RIEMANN, d. (2003). Sleep and manipulations of the sleep-wake rhythm in depression. Acta Psychiatrica Scandinavia, Vol. 180 (Suppl. 418), pp. 83-91.
BERGER, M. (2004). Affektive Erkrankungen [Affective disorders]. In: Berger, M. (Hrsg.), PsychischeErkrankungen – Klinik und Therapie. 2. Aufl.[Mental Disorders: Clinical & Therapeutic. 2ndEd.]München: Elsevier; pp. 541-636.
BIRBAUMER, N. & SCHMIdT R.F. (2010): Biologische Psychologie, 7. Aufl. [Biological Psychology. thEd] Berlin: Springer.
CASRIEl, d. (1972): A scream away from happiness. New York: Grosset & dunlap.
DAMASIO, A.R. (1996). Descartes’ Error: Emotion, Reason and the Human Brain. london: Papermac.
DEBUS S., MACHlEIdT, W. & HINRICHS, H. (1994). das kortikale EEG wird durch fünf Grundgefühle spezifisch moduliert: Ergebnisse einer Replikationsstudie. [The cortical EEG is specifically modulated by five basic emotions: results of a replication study.] Z. EEG-EMG, Vol. 25,pp. 98-100.
DENNlER, J. (1996). Daniel Casriel’s New Identity Process mit Bonding [Daniel Casriel’s New Identity Process with Bonding]. Gontenschwil: Selbstverlag.
DORNSEIFF, F. (2004). der deutsche Wortschatz. 8. Aufl. [The German Vocabulary. 8th Ed.] Berlin:Walter de Gruyter.
EIBl-EIBESFEld, I. (2007). Human ethology. New York: Aldine de Gruyter. (original: die Biologie des menschlichen Verhaltens: Grundriss der Humanethologie The biology of human behaviour: Plan of human ethology]. München, Zürich: Piper.)
EKMAN, P. (1984). Expression and nature of emotion. In: K. Scherer & Ekmann, P. (Eds.) Approaches to emotion. Hillsdale: Erlbaum.
EKMAN, P. (1992a). An argument for basic emotions. Cognition & Emotion, Vol. 6, pp. 169-200.
EKMAN, P. (1992b): Facial expressions of emotion: New findings, new questions. Psychological Science 3: 34-38.
EKMAN, P. (2004). Emotions Revealed: Understanding Faces and Feelings. london: orion.
FRIJdA, N. (1986). The emotions. Cambridge: Cambridge University Press.
GORDON, J. (2005). A personal communication.
GREENBERG l.S. & RICE, l. (1993). Facilitating emotional charge. New York: Guilford Press.
HINRICHS, H. & MACHlEIdT, W. (1992). Basic emotions reflected in EEG-coherences. International Psychophysiology, Vol. 13, pp. 225-232.
HOBSON, J.A., McCARlEY, R.W. & WYZINSKI, P.W. (1975). Sleep cycle oscillation: reciprocaldischarge by two brain stem neuronal groups. Science, 189, pp. 55-58. 23
THE BIOlOGICAl CORRELATES oF EMoTIoNS
IZARd, C.E. (1992a). Basic emotions, relations among emotions, and emotion-cognition relations. Psychological Review, Vol. 99, pp. 561-565.
IZARd, C.E. (1992b). Four systems for emotions activation: cognitive und non-cognitive. Psychological Review, Vol. 100, pp. 68-90.
JASPERS, K. (1938). Existenzphilosophie: drei Vorlesungen [Existentialism: Three lectures]. Berlin:Springer.
JASPERS, K. (1946). Allgemeine Psychopathologie. 4. Aufl. [General Psychopathology. 4th Ed.] Berlin:Springer.
JASPERS, K. (1947). Von der Wahrheit [About the truth]. München: Piper.
JOHNSoN-lAIRd P.N. & oATlEY, K. (1992). Basic emotions, rationality, and folk theory. Cognition and Emotion, Vol. 6, pp. 201-23.
KAGAN J. & SNIdMAN N. (1991). Infant predictors of inhibited and uninhibited profiles. Psychological Science, Vol. 2, pp. 40-43.
KARNATH, H-o. & THEIR, P. (2003). Neuropsychologie [Neuropsychology]. Berlin: Springer.
KIERKEGAARd, S. (2003, original 1844). der Begriff Angst [The concept of anxiety]. Grevenberg:Simmerath.
KlEIST, K. (1934). Gehirnpathologie [Brain Pathology]. leipzig: J.A. Barth.
LEDOUX, J. (1998). The Emotional Brain: The mysterious underpinnings of emotional life. New York:Simon & Schuster.
LEDOUX, J. (2002). Synaptic Self: How our brains become who we are. Harmondsworth: Viking Penguin.
MACHlEIdT, W., dEBUS S. & WolF, K. (1993). die Identifikation von fünf Grundgefühlen durch spektrale EEG-Muster [The identification of five basic emotions through spectral EEG patterns]. In: Wunderlich, H-P. (Hrsg.). Angst – Anfall – Aggression [Anxiety – Attack – Aggression]. München:luckschwert.
MARKoWITSCH, H-J. (2002). Dem Gedächtnis auf der Spur [Memory on the track]. Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft.
MARKS, I. (1987). Fears, phobias, and rituals: Panic, anxiety and their disorders. New York: oxford University Press.
PANKSEPP, J. (1982). Toward a general psychobiological theory of emotions. Behavioural and BrainSciences 5, pp. 407 – 468.
PANKSEPP, J. (1998). Affective Neuroscience: The foundations of human und animal emotions. Oxford: oxford University Press.
PHIllIPS, M.l. (2003). Understanding the neurobiology of emotion perception: implications forpsychiatry. British Journal of Psychiatry. Vol. 182, pp. 190-192.
PlUTCHIK, R. (1980). Emotion: A psycho-evolutionary synthesis. New York: Harper & Row.
PlUTCHIK, R. (1993). Emotions and their vicissitudes: Emotions and psychopathology. In M. lewis;
J. M. Haviland, (eds.) Handbook of Emotions. New York: Guilford.
PlUTCHIK, R. (2002). Emotions and Life: Perspectives from psychology, biology, and evolution.Washington: American Psychological Association.
RECHTSCHAFFEN, A. & KAlES, A. (1968). Manual of Standardized Terminology, Techniques andScoring System for Sleep Stages in Human Subjects. National Institute of Health Publication, No.204.
RIEMANN, d., BERGER, M. & VodERHolZER, U. (2001). Sleep and depression – results frompsychobiological studies: an overview. Biological Psychology. Vol. 57, pp. 67-103. RoST, W. (2001). Emotionen: Elixiere des Lebens. 2. Aufl. [Emotions: Elixirs of life. 2nd Ed.] Berlin-Heidelberg-New York: Springer.
SARTRE, J-P. (1993). Being and Nothingness. New York: Washington Square Press. (original 1943: L’êtreet le nèant.)
SCHlAEPFER, T.E. & lIEB, K. (2005). deep brain stimulation for treatment of refractory depression.Lancet, Vol. 366, pp. 1420-1422.
STADTMüllER, G., SEEBAUER, A. & MolFENTER, S. (2004). Trance-induced autoscopy as atherapeutic tool. lecture: 16th International Congress on Hypnosis, Singapore.
STADTMüllER, G. (2005). Einstellung und Schicksal – Wie Einstellungen unser Leben verändern24 GodEHARd STAdTMüllER & JEFFREY A. GoRdoN[Attitude and destiny – how to change our life settings]. Goch: Santiago-Verlag.
STAUSS, K. (2005). Bonding Psychotherapie – Grundlagen und Methoden [Bonding Psychotherapy:Principles & Methods]. München: Kösel.
STAUSS, K. & EllIS, F.W (2007). Bonding psychotherapy: theoretical foundations and methods. Europ.Society for Bonding Psychotherapy, Brugge.
SUlZ, S.K.d. (2005). Gehirn, Emotion und Körper [Brain, Emotion & Body]. In: Sulz, S.K.d.;Schrenker, l. & Schricker, C.: Die Psychotherapie entdeckt den Körper [Psychotherapy has discovered the body]. München: CIP-Medien.
TOMKINS, S.S. (1962). Affect, imagery, consciousness. New York: Springer.
VAN dER KolK; B.A.; MCFARlANE; A. & WEISAETH; l. (Eds.) (1996): Traumatic Stress. New York, london: Guilford Press.
VON CRAMoN, d.(Hrsg.) (1998). Neuropsychologische Rehabilitation [NeuropsychologicalRehabilitation]. Berlin: Springer.
WEHRlI, A. (2005). Einführung in die emotionale Gruppentherapie nach Casriel. Bd. 1. [Introduction toemotional group therapy after Casriel] Goch: Santiago-Verlag.
WICKlER, W. (1972). The biology of the Ten Commandments. New York: McGraw-Hill.
WHoRF, B.l. (1956). Language, Thought, and Reality. Cambridge: Technology Press of Massachusetts
Institute of Technology.